IL CATALOGO
In Nome dell'Amore
testi | Arturo Schwarz - foto | Enzo Bruno
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M ario Fallini è nato come me ad Alessandria, tuttavia, mentre la sua città natale si vide attribuire il nome in onore di un Papa, la mia, in Egitto, lo deve al suo fondatore, Alessandro Magno. Ma non è certo questo caso di hasard objectif che ha motivato il mio interesse per il lavoro di Fallini, ricco di sottili allusioni e superbamente enigmatico, come lo dimostra questa bella mostra che si articola in due sale. Nella prima i protagonisti sono un lenzuolo istoriato di grande formato e una cintura di castità d'argento a grandezza naturale, incastonata da pietre dure rosse e gialle. La cintura è appesa al soffitto come una altalena e, se spinta, sfiora un lenzuolo sul quale, in entrambi i lati Fallini vi ha trascritto il testo completo delle Mille e una notte. Lo spazio sul retro del lenzuolo è interamente occupato dalla copia delle novelle con una scrittura minuta e regolare; sul verso, le parole sono disposte come nei carmi figurati (o nei calligrammi di Apollinaire), secondo la tecnica detta tecnopegnio, che era in uso presso i poeti greci dell'età alessandrina. Sul drappo vediamo dunque raffigurati gli elementi chiave di due tra i racconti delle Mille e una notte più significativi nel nostro contesto: in basso la Lampada meravigliosa di Aladino, dal cui becco si sprigiona l'energia del desiderio in volute che si organizzano in alto per suggerire, anziché la forma del Ginn liberato dalla lampada, quella del quadrupede protagonista della "Storia del cavallo incantato".
Nella seconda sala gli attori sono due lenzuola ricamate, uno di fronte all'altro. Il primo è un vecchio taglio, liso a tratti, acquistato per un matrimonio mai avvenuto e presenta l'angolo superiore sinistro ornato da un Cupido colto nel momento in cui scocca la freccia. Il secondo vede ricamato il profilo del Grande Vetro di Duchamp, il cui titolo, lo ricordiamo, è La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche. Mario Fallini mi scrive: “Shahrazàd sopravvive raccontando le storie al sultano, l'amanuense sopravvive ripetendo e trascrivendone i racconti. Scrivendo forse ci si sottrae al desiderio di vivere, cioè al piacere di cadere, e si elegge a modalità di vita la disumanità della coscienza di una unione che non sarà mai possibile. Il concetto di proprietà rappresentato dalla cintura di castità oggi è impossibile da esprimere e da praticare; la rimozione, in questo caso, avviene trasformando l'oggetto in un'altalena su cui sedersi imbragati solo per volteggiare altalenando apparentemente liberi in uno spazio che pare immenso.
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