Il figlio di Crono rappresenta il giovinetto perbene della letteratura edificante dell’Ottocento intento ad un gioco di destrezza: fa roteare con un nastro (un nastro vero in un contesto pirografato) una clessidra, che è tenuta così in una innaturale posizione coricata: in questo modo la sabbia non scorre più, ma rotea all’interno dei coni dell’ampolla. Si capisce che questo enfant terrible è uno che si stufa presto e fra poco passerà ad un altro gioco; uno lo ha già tralasciato (o lo incomincerà?); infatti sul tavolo davanti a sé è posato un giocattolo consimile, che al posto della clessidra ha una sfera armillare. E’ interessante notare come sul fondo scuro si libra una piccola farfalla e non si sa se si tratta dell’anima di qualche poveretto che ci ha rimesso la vita in questo increscioso scherzare col tempo del figlio di Crono oppure del simbolo di una libertà che si ottiene soltanto mediante la sospensione del tempo che si realizza nel gioco infantile. Mario Mantelli |
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