L'uomo arrampicato su di un melo è ormai parte integrante della pianta, tanto che il suo corpo è interamente ricoperto di muschio. L'opera rimanda al "Barone Rampante" di Italo Calvino, è l'espressione della raggiunta simbiosi tra uomo e natura, senza dimenticare che da un punto di vista teologico esso rappresenta la prima misteriosa scala data all'uomo dalla natura per consentirgli l'ascensione e il raggiungimento del trascendente. L'albero è per natura una scala di Giobbe che gli angeli percorrono nel loro andirivieni tra cielo e terra. Un simbolo dunque, proprio del cristianesimo quanto della ritualità degli sciamani, i quali innalzano il tronco di una betulla nel centro della loro capanna, facendo passare la cima dall'apertura del focolare paragonata al polo celeste e, scalandolo, secondo il rito, per sbucare nell'aldilà. Nell'opera l'albero risulta decontestualizzato, fuori dall'ambiente naturale diviene scultura, ciò rimanda al Giardino di Bomarzo, dove sculture talora grottesche e inquietanti divengono parte integrante della vegetazione, avvolte da muschio ed erba sembrano sorgere dalla terra. Qui è il contrario: l'uomo è natura, l'albero si fa scultura entro un contesto tale per cui l'opera diventa una sorta di installazione secondo un gioco di camuffamento e di confondimento degli elementi. Citazione o scala verso il trascendente, l'uomo sull'albero ha un sapore poetico e riporta al desiderio dell'uomo di tornare alla natura come a quello di raggiungere il cielo.
Camilla Bertolino |
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