IL CATALOGO
INTERNO
testi | Mario Fallini - Dino Molinari; foto | Enzo Bruno
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1 / Auto - Presentazione
G li arredi di casa che ci accompagnano durante giorni, occupano spazi che tacitamente accordiamo loro anche se in qualche caso potremmo tranquillamente farne a meno; diventano insomma dei servi padroni. In questa mostra ho esposto quadri con mobili e immagini ricordo che ho voluto esorcizzare riproducendoli. Le immagini segnaletiche della società moderna sono in questi lavori sostituite da immagini che celano sotto una loro apparente garanzia di sicurezza un pericolo latente. I movimenti giovanili alla fine degli anni 60, anni in cui ho dipinto questi quadri, proponevano alternative impegnate, nel mio caso la lotta si riduceva nei pochi metri quadrati casalinghi, oggi forse troppo rivalutati come rifugio per ritrovare se stessi dopo le realizzazioni mancate. Mario Fallini
2 / "Un Lessico Familiare"(articolo pubblicato su Gisette del 11-12-1979)
Q uesto breve scritto vuole essere una specie di ammenda per il silenzio sotto cui è passata, sia pure a causa di sfavorevoli circostanze indipendenti dalla nostra volontà, una mostra di Mario Fallini, proposta durante la scorsa estate dallo Studio Fossati (via Cavour, 38-Alessandria). L'artista è nato in Alessandria, dove tuttora lavora conducendo una ricerca rivolta alla utilizzazione e all'inserimento nell' “opera” di materiali extra-pittorici (dal legno al plexiglas) e al recupero di insoliti mezzi espressivi quali la pirografia, attività che avremo modo di esaminare in occasione più idonea. Fallini è un operatore culturale che offre ancora l'immagine dell'artista schivo e appartato, disinteressate alieno da ogni esibizionismo, attento ai problemi della cultura e ispirato ad una salda etica professionale. Caso abbastanza raro in un'epoca in cui sono fin troppo palesi gli esempi di pittori la cui maggiore preoccupazione "estetica" consiste nell'impegno di superare il "fatturato" della mostra precedente. Per tornare al discorso della personale estiva, organizzata da Vitter Fossati, c'è da dire che fu una mostra abbastanza insolita. Si trattava infatti di una rassegna costituita da una ristretta selezione di opere (cinque dipinti acrilici in tutto), databili alla fine degli anni 60: opere perciò non recenti, opere giovanili che narravano una loro ben chiara "storia" è una loro ben precisa "verità". Emblemi di un “lessico famigliare” (l'inferriata della finestra sulla via, i mobili della camera da letto e del salotto liberty, la cattedra dell'insegnante elementare e la carta geografica a muro, lo schermo televisivo con le sigle della Rai-Tv), furono dipinti con l'intenzione di "esorcizzare", tramite l'immagine-ricordo o il fantasma dell'oggetto, il pericolo latente di una nostra sempre più certa schiavizzazione che si insinua negli utensili della quotidianità. Esporli in prima visione in quella circostanza, a distanza di oltre 10 anni, in occasione di una specie di "ritorno a Itaca” dell'artista, ha acquistato tutto il significato di un ulteriore forse definitivo "esorcismo", quale necessario riscatto dai "pochi metri quadrati casalinghi, oggi forse troppo rivalutati come rifugio per ritrovare se stessi dopo le realizzazioni mancate". L'amara riflessione è dello stesso Fallini. Dino Molinari
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